Riceviamo e pubblichiamo
Fare un report dei quattro giorni vissuti a Copenhagen non è così semplice, perchè è difficile descrivere e dare l'idea del clima che abbiamo respirato e poi perchè 4 giorni sono pochi per capire fino in fondo la complessità che ci siamo trovati di fronte.
Tanto per dare dei numeri, torniamo sani e salvi con la media di 7 fermati su 9 persone, che componevano la delegazione vicentina. Bisogna dire che il primo impatto che hai con la Danimarca è quello di un posto ordinato, pulito, efficiente, cordiale, che non ha evidenti segnali di disagio sociale. I servizi pubblici funzionano perfettamente, i servizi sociali esistono ed aiutano, insomma la socialdemocrazia nordica ti fornisce tutto, il mezzo che "comanda" è la bicicletta, con le auto che si fermano e con un sistema di piste ciclabili vere. Un paradiso sembrerebbe a prima vista, ma in realtà c'è un bel prezzo da pagare... e questa si chiama obbedienza. Il sistema traccia un limite, un confine di ciò che è concesso, di ciò che è legale e se tu provi a superarlo, a metterlo in discussione, vieni arrestato. L'abbiamo chiamato "police warming", perchè di questo si tratta. Una presenza ossessiva, esagerata della polizia danese per le strade di Copenhagen con il potere di arrestare chiunque senza motivo. Questo è quello che si respirava a Copenhagen. E' un modello di gestione dell'ordine pubblico completamente opposto al nostro, la polizia usa poco la violenza, ti chiede scusa se ti stringe troppo le fascette, ti mette la stuoia sotto il culo per non prendere freddo, ti dà le informazioni per reclamare se si comportano male, non ti arresta se gli dici che ti sei appena operato il braccio, però ti arresta, e in questi giorni sempre senza motivo. Hanno un modo di agire in piazza che è chirurgico, un'ottima strategia militare e soprattutto è psicologico. Hanno creato un clima, dove anche se tu eri per strada, perchè eri al bar o al pub e nei paraggi ed altri stavano facendo altro, tipo esplodere qualche bomba carta, se per caso poco dopo ti fermavano e magari avevi il giubbotto nero o il berretto di lana(cosa che chiunque aveva a copenhagen visto il freddo..) rischiavi di finire arrestato, così senza motivo, perchè il fermo in Danimarca non necessita di una motivazione. E' vero che dopo qualche ora ti rilasciano senza nessuna imputazione, ma intanto vai in gabbia. E' il controllo educato con il sorriso sulle labbra, e' l'obbedienza democratica, ma pur sempre controllo ed anzi proprio finalizzato al dover obbedire.
Noi tutto questo l'abbiamo sperimentato subito appena arrivati. La sera andiamo a Christania perchè c'era un dibattito con Naomi Klein e una festa. Prima di tutto sono rimasto deluso da Christania, che non è sicuramente un modello di comunità libera. E' piena di hippy sballoni con tanto di supermarket degli spacciatori a cielo aperto, immaginate se ad una festa rock trovate le bancarelle che al posto di vestiti,etc.. vendono ganja, fumo,etc... Detto questo ci trovavamo in un bar a bere qualcosa, quando un centinaio di black ha cominciato a fare una barricata due metri fuori dall'ingresso di Christania. Un'inutile e senza senso farsa di riot con un po' di molotov, qualche cassonetto incendiato e un po' di fiamme.
Capiamoci, non ci troviamo di fronte a un gruppo di persone che va in giro per la città a colpire obiettivi sensibili come banche,etc..., ma della gente che con gran coraggio fa sta sceneggiata, tanto dopo scappa dentro christania (dove la polizia era da 30 anni che non entrava..) e si mimetizza, mettendo nella merda tutto il resto della gente che era là per altri motivi. Cosa che puntualmente è successa a noi. Dopo mezz'ora di fumo, lacrimogeni, etc.. 1000 celerini danesi con una ruspa hanno tirato giù un muro, sono entrati in massa e in modo chirurgico e rapidissimo hanno accerchiato tutto. A dire la verità il primo colpo lo avevano completamente
ignorato noi che stavamo al bar, poi hanno deciso di tornare indietro e hanno iniziato ad arrestare tutti con una modalità assurda. Io e un altro ragazzo che ci trovavamo dentro al bar, non siamo stati portati via per puro caso, perchè i poliziotti a caso hanno portato via quelli alla nostra sinistra e quelli alla nostra destra e ci siamo trovati lì increduli. Ah, il tutto avveniva mentre gli sballoni del posto si incazzavano con la barista e con i poliziotti, non per gli arresti, ma perchè era stata spenta la musica... infatti come niente fosse, appena uscito il poliziotto è ripartita la musica e le danze. no comment
In questo modo circa 210 persone, di cui 85 italiane si sono passati la notte in questa fabbrica adibita con delle fantastiche gabbie per poiessere rilasciate, tranne, fatalità luca di trieste, la figura italiana che si era esposta di più in quei giorni, che è stato portato in carcere e ci deve rimanere almeno fino al 12 gennaio, perchè dei poliziotti in borghese hanno visto uno con il cappello verde lanciare delle molotov e siccome luca aveva un cappello verde allora automaticamente è il colpevole.
Per quanto riguarda la giornata di mercoledì, io posso raccontare solo quello che ho visto e non sono in grado di fare una panoramica di quello che è successo, perchè non vedendo internet e non capendo niente dei giornali locali, ci si basava solo sulle voci che giravano, molto spesso non attendibili. Comunque noi eravamo nel corteo autorizzato del blue block, quello che con i mezzi della disobbedienza civile provava a forzare i cordoni ed avvicinarsi all'area del vertice. Prima di tutto ci trovavamo nel classico corteo nordeuropeo dove la polizia ti chiude tutti i quattri lati, a sinistra avevamo una fila di camionette che ci seguiva più poliziotti, o meglio armadi, con le casacce che ci chiudevano lateralmente. Cosa che per noi in Italia sarebbe inaccettabile. Arrivati al Bella center un bel conto alla rovescia annunciava che si cominciava a spingere, quindi centinaia di persone senza nessuna protezione hanno cominciato a spingere sulla polizia per sfondare i loro cordoni. Anche qui la polizia danese non è stata assolutamente violenta nell'accezione italiana, nel senso che ha manganellato un po', ma ha soprattutto usato gli spray urticanti per tenerti a distanza e soprattutto con molta calma si è mossa in modo tale da chiuderti, da non lasciarti vie di fuga con i blindati e gli uomini. A differenza di quella italiana che punta a spazzarti via ed allontanarti dall'obiettivo, qui invece tendono a non lasciarti scampo per poi arrestarti. Noi quando ci siamo resi conto che non c'era più niente da fare e l'unica possibilità era l'arresto, ci siamo inventati una via di fuga per i campi lungo la strada, letteralmente "saltando i fossi par lungo". Infatti abbiamo saltato un fosso pieno d'acqua e così siamo riusciti ad aggirare la polizia ed arrivare alla fermata della metro.
Queste sono solo delle immagini della nostra trasferta di Copenhagen, sono parziali, perchè siamo rimasti pochi giorni, perchè a Copenhagen sono successe tante altre cose oltre a quelle a cui abbiamo partecipato, magari chi è andato prima di noi, può integrare e chi è stato con me può aggiungere degli aspetti che ho saltato, cmq chiudo riferendo la grande ipocrisia che si respirava in città sul vertice e sulla questione climatica, trovavi pubblicità ovunque che mostravano attenzione ai problemi climatici e il top erano i manifesti della siemens e udite udite della coca cola che inneggiavano a HOPEnhagen, a queste giornate come le giornate
della speranza di un cambiamento.. patetico, anche visto gli esiti del vertice...Altri articoli
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