Sì, ma quanto costa un Moment?

di Elisa Manacorda - l'espresso

Il prezzo delle medicine più comuni può cambiare anche del 50 per cento, a seconda del luogo in cui le si compra: farmacie, parafarmacie, ipermercati. Ecco la guida al risparmio "in pillole" di Altrconsumo
(06 ottobre 2010)
Farsi passare il mal di testa, abbassare la febbre a un bambino, ridurre i dolori mestruali: può costare più o meno, a seconda dei medicinali che si scelgono, ma anche a seconda del posto in cui si comprano.

Un'indagine di Altroconsumo condotta in dieci città italiane (Bari, Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino, Verona) ha confrontato i prezzi di 68 farmaci senza obbligo di ricetta in 144 punti vendita tra farmacie, parafarmacie e ipermercati (16). Scoprendo variazioni di prezzo per uno stesso prodotto che sfiorano il 70 per cento.

Qualche esempio
Il Buscopan (30 compresse rivestite 10 mg) costa in media 6,90 euro in una farmacia, 6,61 euro in una parafarmacia, 5,57 euro in un ipermercato. Il Moment 200 (12 compresse) varia tra i 4,42 euro di una farmacia e i 3,43 euro di un ipermercato. Il Tantum verde colluttorio (120 ml) da 4,31 euro a 3,57 euro. E così via. Per un confronto di prezzi online, si può andare sul sito www.altroconsumo.it/farmaci: la banca dati dell'associazione consente di avere l'elenco di tutti i farmaci equivalenti (cioè con la stessa composizione, efficacia e qualità), ordinati a seconda del costo della confezione (dal più conveniente al più costoso).

«Se si sceglie il punto vendita più conveniente», dicono dall'associazione dei consumatori «in genere l'ipermercato, il prezzo di uno stesso medicinale può ridursi del 18 per cento». Ma le variazioni colpiscono anche le stesse farmacie, dove il prezzo medio di un OTC ("over the counter, cioè il farmaco da banco") può variare del 57 per cento, mentre in una parafarmacia le variazioni toccano il 37 per cento.

Altroconsumo ha anche stilato la lista dei luoghi più convenienti dove acquistare i medicinali: in testa è l'ipermercato E.Leclerc Conad di Bologna, dove si sono registrati risparmi fino al 20 per cento, così come l'Ipercoop di Milano o l'Auchan di Bari. Risparmi inferiori al 10 per cento si registrano invece al Panorama di Roma o al Carrefour di Torino. In fondo, le "lenzuolate" dell'allora ministro dello Sviluppo Pier Luigi Bersani a qualcosa sono servite: dal 2006 a oggi la liberalizzazione del settore ha stimolato la concorrenza tra la farmacia e i nuovi luoghi di vendita, dando una spinta alla riduzione dei prezzi dei farmaci da banco. Tanto che l'associazione chiede che anche i farmaci in fascia C con ricetta – sempre in presenza di un farmacista nel luogo di vendita – possano essere acquistabili al di fuori delle farmacie.
Eppure il governo sembra intenzionato a cambiare strada, anzi, a fare marcia indietro. Il DDL 2079 in discussione al Senato – scrive l'Antitrust il 1 settembre di quest'anno in una segnalazione inviata al Governo e al Parlamento - contiene norme che pongono limiti all'apertura di nuove farmacie, sono restrittive della concorrenza e hanno conseguenze negative sui prezzi dei farmaci, sulla qualità del servizio e sulla libertà di scelta dei consumatori.

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