Parte la campagna «Patagonia senza dighe»

OGGI ACCADRA'. Parte la campagna «Patagonia senza dighe»
Luca Manes Crbm
[21 Settembre 2010]

Oggi a Roma la conferenza stampa di presentazione della campagna, lanciata in Cile da 71 organizzazioni e in Italia da un nutrito gruppo di realtà della società civile, a partire dai movimenti per la difesa dell'acqua bene comune. Una delegazione sarà in Patagonia tra fine ottobre e inizio novembre

È stata lanciata oggi a Roma la campagna italiana Patagonia senza dighe. A raccogliere l’appello rivolto dalle 71 organizzazioni che compongono la coalizione internazionale del Consiglio per la Difesa della Patagonia un nutrito gruppo di realtà della società civile italiana formato da Aktivamente, Asal, A Sud, Campagna per la riforma della Banca mondiale, Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali, CEVI, Comitato Italiano per il Contratto mondiale sull’Acqua, Forum italiano dei movimenti per l’acqua, Ass. No. Di, Servizio civile internazionale.
La campagna si oppone alla costruzione di cinque mega dighe in uno degli angoli più remoti ed impervi della Patagonia cilena, nella regione meno densamente popolata del paese che ha preso il nome di Aysen, dal termine mapuche achen. È in quel meraviglioso angolo di mondo, vero paradiso per gli appassionati di montagna e della natura più in generale, tra cascate mozzafiato e canyon formatisi nel corso di milioni di anni, che si sta pianificando la realizzazione degli impianti idroelettrici, dal costo totale di oltre cinque miliardi di dollari, che dovrebbero imbrigliare il corso del Baker e del Pascua, due fiumi «ancestrali», in quanto da milioni di anni le loro acque partono dalle Ande per poi finire la loro corsa nell’Oceano Pacifico. Il consorzio costruttore è composto da compagnie locali, canadesi, spagnole fra cui spicca il nome dell’Endesa, controllata dell’italiana Enel.
«Non sappiamo nemmeno quante siano le grandi dighe nel mondo, sicuramente sono decine di migliaia e hanno contribuito a stravolgere e devastare interi territori» ha dichiarato Caterina Amicucci della Campagna per la riforma della Banca mondiale. «Non possiamo ignorare la richiesta che ci è giunta dalle organizzazioni cilene, non solo perché a essere coinvolta è un’azienda italiana, l’Enel, per oltre il 30 per cento di proprietà statale, ma anche perché il caso delle dighe in Patagonia è paradigmatico di un modello di sviluppo errato e dannoso» ha spiegato la Amicucci.
Juan Pablo Orrego, portavoce del Consiglio di Difesa della Patagonia Cilena, ha denunciato come «in Cile il diritto all’acqua è stato letteralmente rubato alla popolazione durante la dittatura di Augusto Pinochet; la costituzione promulgata in quegli anni e l’annesso Codice dell’Acqua hanno di fatto regalato le risorse idriche del paese al settore privato, ragione per cui l’Endesa, dal febbraio 2009 controllata dall’Enel, ha potuto mettere le mani sui fiumi della Patagonia senza colpo ferire».
«Eppure – ha continuato Orrego – il Cile ha un potenziale tra i più alti al mondo per quanto riguarda le fonti rinnovabili, soprattutto il solare a nord del paese. Se le cinque mega dighe sul Pascua e il Baker dovessero vedere la luce, per oltre un decennio il fabbisogno energetico nazionale risulterebbe saturo e non ci sarebbe alcuno stimolo, alcuna ragione per investire nella ricerca e nelle infrastrutture per le rinnovabili. Ma alle compagnie i progetti idroelettrici fanno più gola per un semplicissimo motivo: l’acqua è gratis».
La mastodontica linea di trasmissione di ben 2.300 chilometri che porterà l’energia idroelettrica prodotta in Patagonia nel Nord del Cile, a tutto vantaggio delle compagnie minerarie che utilizzano il 35 per cento dell’energia del paese, avrà ripercussioni molto serie dal punto di vista ambientale. Inoltre metterà in pericolo alcune popolazioni indigene, tra cui quelle dei Mapuche. Eppure sulla linea di trasmissione non è stato ancora condotto alcuno studio di fattibilità e di sostenibilità ambientale e a tutt’oggi non sappiamo come si intende procedere in proposito.
«Una delegazione della Campagna sarà in Patagonia tra fine ottobre e inizio novembre, nel frattempo uno dei nostri obiettivi è sensibilizzare l’opinione pubblica italiana su un progetto di tale portata», è il messaggio lanciato da Paolo Carsetti del Forum italiano dei movimenti per l’acqua alla fine della conferenza stampa di presentazione della campagna.

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